Discorsi Ramana2

Discorsi02

Om

Discorsi con

Sri Ramana Maharshi

Volume Secondo

“Lasciate fare a Lui. Abbandonatevi senza riserve. Bisogna fare una di queste due cose: o v’abbandonate perché ammettete la vostra incapacità e chiedete al Potere Superiore di aiutarvi, oppure ricercate la causa dell’infelicità, andate alla sorgente e v’immergete nel Sé. In qualunque modo, sarete liberi dall’infelicità. Dio non abbandona mai chi si è abbandonato a Lui: mamekam sharanam vraja”.

“L’ignoranza è dovuta al fatto di scambiare erroneamente il corpo con il Sé. La realizzazione consiste nel liberarsi della falsa idea che non si è realizzati. La realizzazione non è qualcosa di nuovo da ottenere. Per essere permanente dev’essere già lì, altrimenti non varrebbe la pena cercarla. La verità è che la realizzazione è eterna e già presente, qui ed ora. Infine, la realizzazione equivale all’eliminazione dell’ignoranza, niente di più e niente di meno”.

“Il saggio spiega, dalla sua esperienza, che se ci si ritira nel Sé il dolore cessa. Il dolore si sente fino a quando l’oggetto è differente da sé, ma quando si scopre che il Sé è un insieme indiviso, chi e cosa rimane da sentire? La mente realizzata è lo Spirito Santo e l’altra mente è la casa del diavolo. Per il realizzato, questo è il Regno dei Cieli. ‘Il Regno dei Cieli è dentro di voi’. Quel Regno è qui ed ora”.

Sri Bhagavan disse: “Il desiderio costituisce maya, l’assenza di desiderio è Dio”.

“Che importa come e dove ti trovi? Il punto essenziale è che la mente deve sempre rimanere nella sua sorgente. Non vi è nulla d’esterno che non sia anche interno. La mente è tutto. Se la mente è attiva anche la solitudine diventa simile ad un mercato. Non serve a nulla chiudere gli occhi. Chiudi l’occhio della mente e tutto andrà bene. Il mondo non è esterno a te”.

Sri Bhagavan continuò: “Se prima conosciamo il nostro Sé, tutte le altre cose ci saranno chiare. Conosciamo prima il nostro Sé e poi indaghiamo sul Creatore e la creazione. Voler conoscere Dio e il resto senza prima conoscere il Sé, è ignoranza. L’uomo che soffre d’itterizia vede tutto giallo. Se dicesse agli altri che tutto è giallo, chi gli crederebbe?

Non c’è fine alla serie di domande. Prima di voler conoscere il mondo bisogna conoscere il proprio Sé”.

“Una persona cerca la felicità e capisce che solo Dio può rendere felice. Prega Dio e Lo adora. Dio ascolta le sue preghiere e risponde apparendo in forma umana come un maestro, per parlare il linguaggio del devoto e fargli comprendere la Realtà. Il maestro è quindi Dio manifestato in forma umana. Egli mette a disposizione la sua esperienza perché la possa realizzare anche il ricercatore. La sua esperienza è di essere il Sé”.

“La bhakti non è differente dalla mukti. Bhakti è essere il Sé (swarupa). Si è sempre Quello. L’uomo lo realizza con il mezzo che sceglie. Cos’è la bhakti? Pensare a Dio. Ciò significa che prevale un solo pensiero, che esclude tutti gli altri. È il pensiero di Dio, che è il Sé o il Sé abbandonato a Dio. Una volta che vi ha preso, nulla vi attaccherà. L’assenza di pensieri è bhakti, ed è anche mukti.

Si dice che il metodo del jnana sia il vichara (la ricerca), che non è altro che ‘devozione suprema’ (parabhakti). La differenza è solo nelle parole”.

“Più potate una pianta, più cresce rigogliosa. Più correggete il vostro karma, più si accumula. Scoprite la radice del karma e tagliatela”.

“La concentrazione non è pensare a qualcosa. Al contrario, è eliminare tutti i pensieri che impediscono la visione della nostra vera natura. Tutti i nostri sforzi sono diretti solo a sollevare il velo dell’ignoranza”.

Volume secondo:   pag. 320                                                                         € 20,00